Morto per esposizione ad amianto, ASL di Rieti

Aveva già denunciato il fatto, l’elettricista Roberto Lucandri, dipendente della ASL di Rieti, il 22.12.2015, morto a causa di mesotelioma pleurico, malattia esclusivamente correlata all'esposizione ad amianto. Egli aveva inalato l'asbesto, lo aveva manipolato e tagliato all’interno della struttura sanitaria per cui aveva lavorato dal 1973 al 2005.

Ancor prima dell'approvazione della legge n 257 del 1992, era stata comprovata la tossicità del materiale ma il Sig. Lucandri rimase ignaro del rischio di inalazione di polveri, privo di aspiratori e maschere protettive. Questo perché l’ingegner M.F. nel 2017 aveva negato la presenza di amianto nella ASL di Rieti, confermata tra l’altro anche dai colleghi di lavoro del signor Lucandri. 

L’INAIL ed il Tribunale di Rieti, credendo alla dichiarazione dell’ingegnere, negarono il riconoscimento della patologia asbesto correlata e i familiari, si rivolsero all'Avv.Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

Ritenendo la sentenza del tribunale ingiusta ed errata, l’avvocato Bonanni decise di andare fino in fondo: richiese l’accertamento medico legale, per far luce su questa storia e ottenere giustizia per i familiari del Lucandri, deceduto a causa dell’amianto nell’aprile 2018. Dunque la signora Lucandri, figlia del sig. Roberto, decise di depositare presso la Procura della Repubblica di Rieti una denuncia per il reato di omicidio anche perché solo due anni prima era morto il Sig. Mario Nicoletti, altro dipendente ASL di Rieti, egli muore sempre per esposizione ad amianto.

L'INAIL condannata per la morte di Roberto Lucandri

L'INAIL dovrà rispondere dei danni causati per aver creduto alle parole dell’Ingegnere. Finalmente il 17.01.2019 la Corte dichiara il diritto di Roberto Lucandri alla rendita per inabilità permanente nella misura del 100% in relazione alla malattia professionale in ricorso dedotta e condanna l’INAIL al pagamento, in favore degli eredi, dei ratei maturati e non corrisposti dall’1.4.2012 fino al decesso nonché della prestazione economica aggiuntiva del fondo vittime amianto.

Condanna, inoltre, l’INAIL al pagamento, in favore della parte appellante, delle spese del doppio grado di giudizio.

280 casi di mesotelioma nel settore sanitario

Secondo i dati epidemiologici (V rapporto Renam) e rapporto mesoteliomi dell’ONA sono 280 i casi nel settore sanitario e servizi sociali (periodo 1993\2012), dati sottostimati, tali da rappresentare l’1,9 per cento dei casi di presenza di amianto negli ospedali.

Proprio nel luogo in cui paziente e dipendente dovrebbero sentirsi protetti, l’amianto è stato utilizzato fino al 1993: nelle strutture, miscelato con il cemento, spruzzato nelle pareti, nella colla, nelle mattonelle, negli impianti, nelle coibentazioni e in molte  apparecchiature (sterilizzatrice, incubatrici, sale operatorie, mense).

Intervista a Roberta Lucandri, figlia del defunto

Mi racconti come ricorda suo padre e come ha affrontato questa situazione.
Mio padre era un uomo forte. Quando scoprimmo della malattia che lo aveva colpito io capii subito che lo avrebbe portato alla morte. Ma sono stata forte, nonostante provassi dentro una sofferenza indescrivibile, tentai di nasconderla a lui, perché non volevo che si preoccupasse anche per me, agli altri, perché non volevo che percepissero il mio dolore.
Mio figlio, in particolare, era molto legato al nonno.
Mio padre soffriva in silenzio, voleva proteggere la sua famiglia.
Ancora non riusciamo a parlarne.
Mi sembra di non provare nulla, neanche quella rabbia che all’inizio era fortissima.
è come se non riuscissi a concedermi la possibilità di dare sfogo al mio dolore, di accettare questa cosa”.

Immagino che sia ancora troppo presto
“Non c’è un tempo per dimenticare, il tempo non aiuta a dimenticare ma rende aridi. Vorrei poter portare con me solo i bei ricordi di mio padre, colpito da questa atroce malattia causata dall’uomo che, avendo utilizzato amianto ed eterni, pensando di usare materiale poco costoso e per i suoi notevoli impieghi, ha portato alla morte molti esseri umani, come mio padre ,il suo collega e chissà quanti altri che ancora sono inconsapevoli o che sono morti senza sapere che l’amianto potesse causare queste terribili e mortali patologie.
Ricordo ogni volta che guardavo mio padre negli occhi ,nell’ultimo periodo le cure gli provocarono una terribile tosse, ma mi guardava speranzoso, voleva guarire, per me, per noi, la sua famiglia.
Spero tanto che lui non abbia letto la pena nei miei occhi, ho cercato di nascondere il mio dolore perché sapevo che vedermi abbattuta sarebbe stato per lui un ulteriore tormento, un dolore dell’anima”.

Dunque suo padre era molto legato a voi
“Eravamo una famiglia bellissima, mia madre e mio padre si sono amati e sostenuti sempre, l’amore di un padre verso una figlia è qualcosa di indescrivibile, un amore diverso, che lega per sempre”.

Forse dovrebbe concedersi la possibilità di abbracciare questo dolore, non è facile accettare un lutto, soprattutto nel suo caso, ma negarsi la possibilità di parlarne non le permetterebbe di accettare e di superare la cosa
Si, ho fatto questo per la mia famiglia, ma il dolore è ancora forte, mi sono protetta negandomi la possibilità di esternare, anche con i miei cari, i miei sentimentiSoprattutto ricordo la mia rabbia quando, all’inizio negarono, sulla base della dichiarazione gridellino. M.F, la presenza di amianto nella struttura”.

Come ha trovato la forza di continuare a lottare?
“L’ho fatto per mio padre, per la mia famiglia, per tutte quelle persone che dovrebbero denunciare e non trovano la forza di farlo.
Quando all’inizio rifiutarono di riconoscere la patologia causata dalla respirazione delle fibre di amianto fu l’avvocato Ezio Bonanni a spronarmi, a darmi la forza per continuare questa difficile battaglia”.

Come l’ha fatta sentire il fatto che suo padre si sia ammalato proprio all’interno di una struttura sanitaria?
“Ho provato una rabbia immensa. Morire a causa dell’amianto che si trovava in un luogo in cui le persone dovrebbero sentirsi protette curate, persone inconsapevoli che era proprio quel luogo che le avrebbe portate alla morte”.

Ilaria Cicconi

Scrivi commento

Commenti: 0