Gli atti dei convegni ONA del giugno 2017

L'ONA contro l'amianto. Nel giugno 2017, le attività dell'Associazione (convegni, manifestazioni e assistenza), si sono intensificate: è stata richiesta la bonifica e messa in sicurezza dei luoghi di vita e di lavoro (prevenzione primaria), per evitare le esposizioni presenti e future. Per coloro che sono stati esposti è stata richiesta la sorveglianza sanitaria (ricerca scientifica, diagnosi precoce, terapia e cura delle malattie asbesto correlate).  L'Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell'ONA, ha guidato il pull di legali per la tutela dei diritti dei lavoratori esposti e delle vittime. I lavoratori esposti amianto hanno ottenuto significativi risultati con sentenze di condanna dell'INPS all'accredito maggiorazioni contributive ex art. 13, comma 8, L. 257/92.

In caso di danni biologici (mesotelioma, tumori del polmone, asbestosi), le vittime hanno ottenuto che si avviasse il percorso amministrativo per la liquidazione della rendita INAIL, e per l'accredito delle maggiorazioni amianto ex art. 13, comma 7, L. 257/92, e per il risarcimento dei danni a carico del datore di lavoro. In caso di decesso le tutele sono state estese anche ai famigliari (rendita di reversibilità, Fondo Vittime Amianto e risarcimento iure hereditario e iure proprio). 


I servizi di assistenza ONA sono gratuiti

Gli atti dei convegni ONA del giugno 2017

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News amianto

L'Associazione ONA ti informa sulle sue attività, convegni, iniziative e risultati ottenuti in favore dei cittadini e lavoratori esposti e vittime dell'amianto. 

Le vie dell'amianto sono infinite

Nel 1907 si apre il più grande stabilimento Eternit d'Europa a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. Questa multinazionale produceva cemento amianto per le ditte edilizie. Alcuni accertamenti scientifici intrapresi negli anni sessanta, hanno riscontrato la nocività del materiale amianto. La produzione del fibrocemento è così cessata nel 1986, ma oramai la sua polvere aveva contaminato l'aria e compromesso gravemente la salute di

fabbrica eternit

residenti e lavoratori. 

L'Eternit ha causato la morte di più di 1.600 persone a Casale Monferrato per patologie asbesto correlate. I vari processi che si sono susseguiti nel corso degli anni non sono mai arrivati a una sentenza definita. Nessuno ha mai accertato la responsabilità penale dell'azienda e intanto a Casale Monferrato si continua a morire.


Amianto bruciato

Nella località di Sant'Atto a Teramo, è andata a fuoco la ditta di imballaggi Richetti. I Vigili del Fuoco hanno dovuto domare più di 10 mila metri quadrati di superficie. Sventato il pericolo del rogo, emergono preoccupazioni per alcune lastre ondulate in Eternit ritrovate corrose.

 

Sul posto sono infatti intervenuti anche dei tecnici specializzati per il rilevamento del rischio amianto. L'amianto bruciato potrebbe disperdere le sue fibre tossiche nell'aria e contaminare l'ambiente.

 

Quali sono per eternit bruciato rischi? La fibra killer dell'amianto, se inalata, compromette gravemente la salute pubblica e il rischio di esposizione in questo caso è alto. E' capace di creare gravi problemi a tutto l'apparato respiratorio, sia che venga inalato a piccole quantità che in grandi dosi.

Piano Comunale Obbligatorio

I comuni d'Italia sono in lotta per la rimozione sicura dell'amianto che oramai domina su tutto lo stivale italiano. L'adozione di un Piano Comunale Obbligatorio, è stato previsto con una legge del 2014. Ma dato che l'emergenza amianto ha oramai affondato a fondo le sue radici, è compito di ognuno, amministrare al meglio le proprie risorse ed attuare un problem solving definitivo.

In questo caso l'aiuto dei cittadini diventa prezioso. Il loro impegno è quello di ecosostenere il proprio territorio denunciando ogni azione illecita e segnalando la presenza di qualsiasi materiale amianto sospetto. In questo modo si faciliterebbero le azioni di contrasto per debellare l'amianto.

In un "mare" di amianto

rifiuti eternit

Nella Contrada Mulinello è stata più volte denunciata la presenza di lastre di materiale Eternit.

I manufatti si trovano a pochi passi da una delle spiagge più belle del litorale messinese, che purtroppo sta perdendo il suo decoro e la sua dignità. La zona è particolarmente nota ai turisti e agli abitanti del posto.

 

E' quindi una località regolarmente frequentata, soprattutto nella stagione estiva. La segnalazione arriva dal consigliere della VI Circoscrizione Mario Biancuzzo, che per l'ennesima volta cerca di mettere in protezione l'area, ma senza successo.

La situazione anziché migliorare è addirittura peggiorata, perché recenti sopralluoghi hanno rilevato l'aumento di questi rifiuti. 

Pericolo amianto sui litorali

Pericolo amianto per l'ex lido Eden di Gela. Sul lungomare è stata infatti rilevata la presenza di manufatti Eternit abbandonati. L'azione è sicuramente imputabile a degli incivili che hanno perseverato nel considerare la spiaggia una discarica.

 

A sporgere la denuncia è stato il vicepresidente della commissione comunale Vincenzo Giudice, il quale ha sottolineato il rischio ambientale e salutare dell'amianto. Servono degli interventi di bonifica immediati, anche se la zona di riferimento si trova al limite della competenza comunale.

 

Un ulteriore perdita di tempo potrebbe fare in modo che le fibre dell'amianto si aerodisperdano contaminando l'ambiente. Ed è scientificamente provato che l'esposizione a questo tipo di particella provoca l'insorgere di patologie asbesto correlate.

Vittime del dovere

Morire per amianto, respirato nelle unità navali della Marina Militare, che rappresenta una della quattro Forze Armate della Repubblica italiana.

Si intende tutto il personale civile e militare delle Forze Armate e del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.

L'ONA e l'Avv. Ezio Bonanni hanno ottenuto significativi risultati nella tutela di coloro che sono stati esposti a condizioni di rischio, e che hanno subito delle infermità per esposizione ad asbesto. 

marina militare

L'Osservatorio Nazionale Amianto assiste il personale della Marina Militare per il riconoscimento di causa di servizio e vittima del dovere.

 

L'ONA ha censito 621 casi di mesotelioma tra il personale della Marina Militare, e molti altri dovranno ancora essere censiti. 


Le colpe dell'amianto

Il signor Romildo Varrecchioni racconta un'altra tragica storia d'amianto. Per anni ha vissuto con sua moglie vicino a una fabbrica che produceva manufatti in amianto. E sul quel terreno, contaminato dall'acqua che giungeva dallo stabilimento, piantava ortaggi di ogni tipo.

 

Dopo la messa al bando dell'amianto nell'anno 1992, l'uomo ha smesso la coltivazione del terreno. Ma è stato troppo tardi, perché la fibra killer aveva già fatto il suo corso e aveva infettato la moglie, signora Antonia Pompianu. Le viene diagnosticato un mesotelioma pleurico e muore nel 2010.

Nonostante le continue segnalazioni e i decessi avvenuti nella zona, nessuna azione di bonifica è ancora stata effettuata.

Vivere con la paura di respirare amianto

Situazione drammatica a Lecco. I residenti di un complesso residenziale hanno timore di respirare la fibra killer dispersa da un capannone in Eternit presente in loco.

Alcune mamme si vedono costrette a privare i loro figli dell'aria aperta. A lanciare l'allarme è stato un cittadino della zona che, affanciatosi alla finestra della sua abitazione durante una tempesta, ha notato parti della copertura del tetto in balia del vento.

 

Le microparticelle di amianto sono altamente nocive e possono provocare danni permanenti all'ambiente e alla salute pubblica. L'amministrazione comunale è stata prontamente allertata ma finora non sono stati attuati atti di bonifica per la messa in sicurezza dello stabile.

La tomba del mare

nave vittorio veneto

La nave Vittorio Veneto fa parte della lunga lista di navi killer della Marina Militare Italiana.

Il Ministero della Difesa ha già riconosciuto la causa di servizio per l'equipaggio che ha contratto patologie asbesto correlate.

 

In qualità di vittime del dovere, hanno diritto alla speciale elargizione di €200.000,00, l'assegno vitalizio e lo speciale assegno vitalizio, secondo quanto previsto dalla Legge 266/05 art. 1 Comma 563.

 

Antonio Dal Cin, coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Amianto, torna a chiedere la bonifica di tutta l'unità navale. L'avv. Ezio Bonanni, Presidente dell'Associazione, propone inoltre la trasformazione della nave in un museo della memoria, riportando magari una targa per ogni marinaio deceduto per amianto.

Storie di amianto

Una piccola particella di amianto può causare dei danni permanenti se viene inalato. E' quello che ricordano i medici che hanno studiato il caso di Susan Macgregor, una bambina inglese che per anni è entrata in contatto inconsapevolmente con la fibra killer.

 

Il contagio sarebbe avvenuto abbracciando suo padre dopo che tornava da lavoro con la tuta sporca di amianto. La continua esposizione, seppur a piccole dosi, ha portato all'insorgenza del mesotelioma. La più aggressiva patologia asbesto correlata.

 

Susan muore all'età di 58 anni. Se si considera che l'esposizione è avvenuta nell'età infantile, la malattia è risultata particolarmente attiva nel corso degli anni a causa del suo lungo periodo di latenza.

L'amianto c'è, gli aiuti no

L'attesa è lunga per i cittadini di Lodi che oltre nove anni fa hanno presentato la segnalazione di un capannone in Eternit.

 

L'amianto domina sul tetto di un'ex vetreria, circondato da abitazioni e uffici. Il Comune e l'Asl non hanno ancora provveduto alla messa in sicurezza dello stabile, e sotto di esso, alcuni residenti e lavoratori parcheggiano incuranti del pericolo.

 

Da quando la provincia ha denunciato pubblicamente la questione, il parcheggio è stato chiuso, ma nessuna azione di bonifica e di messa in sicurezza è stata ancora attuata. La Provincia si è mossa in base alla Legge 626/08 relativa alla sicurezza dei posti di lavoro, ma finora ogni responsabilità è stata disattesa. 

Il triangolo della morte

inquinamento priolo

Priolo, Augusta e Melilli: il triangolo della morte che ha seminato terrore in tutta la città di Siracusa.

Le città sono state inserite nella classifica dei 39 siti di interesse nazionale  più inquinati d'Europa.

Le segnalazioni nascono da gli esposti dei cittadini  e dei movimenti ambientalisti che denunciano il nefasto scenario urbano e la cattiva qualità dell'aria.

 

I dati relativi alle patologie terminali sono agghiaccianti. Nell'arco temporale di dieci anni si rilevano quasi il 90% percento di aumento dei casi di cancro.

 

E' la storia di Calogero Vicario, coordinatore ONA, e di circa 25 mila lavoratori dello stabilimento petrochimico, esposti inconsapevolmente all'amianto.

Un grido di giustizia da Reggio Calabria

Letterio Alampi è un'altra vittima della fibra killer dell'amianto e il grido di giustizia dei suoi familiari arriva da Reggio Calabria.

Il Signor Letterio è venuto a mancare nell'aprile del 2016 a seguito dell'insorgenza del mesotelioma sarcomatoide. La patologia è stata contratta per l'esposizione all'amianto nell'azienda OMECA di Reggio Calabria.

 

L'OMECA (Officine Meccaniche Calabresi), ora ceduta al gruppo giapponese Hitachi, è stata una società che produceva rotabili ferroviari con l'ausilio del materiale amianto. Gli operai della fabbrica hanno quindi subito una forte esposizione.

 

Massimo Alampi, uno dei figli di Letterio, sostiene la sua causa con l'aiuto dell'Associazione ONA, di cui è coordinatore nella regione Calabria. Lo sportello è attivo nella città di Reggio ed è al servizio di tutti i cittadini che fanno richiesta di un'assistenza legale e medica.

Ennesima vittima della Sacelit

"Trattavamo l'amianto come fosse fieno" sono le parole di un operaio dell'ex fabbrica Sacelit, un gruppo della società Italcementi Spa a San Filippo Del Mela a Messina. L'azienda era la maggiore produttrice di cemento a livello mondiale, e come tutto la produzione di cemento negli anni 60-80, la sua lavorazione avveniva con l'amianto.

 

Nel 1993 si aprirono i primi casi di mesotelioma, e da allora l'elenco delle vittime si gonfiò.

 

Gli operai toccavano a mani nudi l'amianto e inalavano le sue polveri ignari del pericolo in cui incorrevano. Per anni nessuno disse niente e le responsabilità di questo silenzio non risparmiano nessuno.

 

L’ONA si costituirà parte civile nel processo penale e agirà in tutte le competenti sedi, affinché le vittime dell’amianto ottengano giustizia.

Storie dell'Isochimica

isochimica

L'Isochimica è stata uno dei più rilevanti stabilimenti dell'area industriale di Avellino. Negli anni '80 godeva del suo massimo periodo di splendore. Si occupava della coibentazione di vagoni e carrozze ferroviarie delle Ferrovie dello Stato. L’amianto dismesso, veniva poi interrato in diversi punti dello stabilimento o impastato in cubi di cemento lasciati poi all'aperto.

 

A quel tempo nessuno era a conoscenza del pericolo e molti operai hanno subito una forte esposizione. Basti pensare che la lavorazione dell'amianto avveniva a mani nude e senza alcuna protezione.

 

Le loro storie hanno scritto una triste pagina della cronaca amianto d'Italia, e tante ancora se ne dovranno scrivere.

 

Dei 300 operai circa il 95% di loro hanno contratto patologie asbesto correlate. Nel corso degli anni le tragiche esperienze degli esposti sono sfilate in tribunale grazie anche alla dura lotta dell'ONA, e dell'avv. Ezio Bonanni, Presidente dell'Associazione.


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