Comunicati Stampa - Aggiornamenti


 Bomba amianto al Trullo

 

Si profila la bonifica

 

Class-action dell’ONA a carico del Ministero della Difesa

 

per il risarcimento dei danni

 

Roma, all’incrocio di Via Del Trullo e Via Tempio di Dia, quartiere del Trullo: una distesa di amianto, ormai sbriciolato, continua a contaminare da anni i territori, gli ambienti e danneggia la salute dei cittadini. Ora una svolta: l’inizio delle bonifiche. E’ stato comunicato dall’Assessorato all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici di Roma Capitale lo svolgimento delle formalità necessarie per iniziare i lavori.

L’ONA ringrazia prima di tutto il Consigliere Regionale On.le Fabrizio Santori, impegnato in prima linea già dal 2008 quale Presidente della Commissione Sicurezza Urbana di Roma Capitale, per la salute pubblica, con impegno specifico per la problematica amianto, al fianco dei cittadini e dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

L’ONA ha dunque sollecitato il nuovo Sindaco di Roma, Avv. Virginia Raggi, che con atto del 21.02.2017, ha risposto all’interrogazione dell’On.le Figliomeni, Consigliere di Roma Capitale, segnalando che finalmente “sono stati programmati i relativi lavori di bonifica a partire dal mese di marzo 2017”.

Una vittoria dei cittadini e per i cittadini. La svolta è giunta dopo che l’Osservatorio Nazionale Amianto ha sollecitato il Sindaco di Roma, Avv. Virginia Raggi, sul cui tavolo è giunto il voluminoso dossier sul rischio amianto al Trullo, sempre ignorato dal precedente Sindaco On.le Dott. Prof. Ignazio Marino: “Intendiamo ringraziare quanti, a partire dal nuovo Sindaco di Roma, Avv. Virginia Raggi, fino al Consigliere Regionale e componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA, On.le Fabrizio Santori, gli attivisti e iscritti ONA di Roma, Sede Trullo, che con il loro impegno hanno finalmente sbloccato la situazione della bonifica dell’ex Caserma Donato. Chiediamo che i lavoratori e cittadini danneggiati dall’amianto siano risarciti. Il Sindaco Virginia Raggi intervenga ancora per evitare il contenzioso in sede civile”.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha esposto i fatti alla Procura della Repubblica di Roma.

Fu il Sig. Ceccarelli Massimiliano a denunciare i fatti all’Autorità Giudiziaria, con l’assistenza dell’Avv. Ezio Bonanni, in quanto egli, ormai da anni, vive in una abitazione attigua alle lastre di amianto sfaldate. Le indagini sono ancora in corso, il fascicolo rubricato al n. 34228/2012 è affidato al PM Dott. Santucci, che non ha ancora formulato alcuna ipotesi di reato. L’ONA continua a chiedere una verifica circa l’impatto che le fibre di amianto hanno avuto sui cittadini del quartiere Trullo e sui lavoratori. La questione è finita anche sul tavolo del Ministro della Difesa, del Presidente del Consiglio dei Ministri, della Direzione dei lavori e del Demanio e del Sindaco del Comune di Roma, Avv. Virginia Raggi, che ha preso a cuore la questione e ha dato impulso alle istanze dei cittadini, tanto che è giunta la notizia, da parte dell’Assessorato Urbanistica e Lavori Pubblici, che si stanno predisponendo tutte le azioni necessarie al fine di rimuovere questi materiali, iniziando quindi quel percorso di riqualificazione dell'area che dovrà portare in un secondo momento alla creazione di spazi pubblici da destinare alle realtà territoriali". Tale iniziativa è stata già salutata con favore dal Consigliere Regionale On.le Fabrizio Santori, il quale, ormai da più di 5 anni, ha affiancato le azioni dell’Osservatorio Nazionale Amianto e dei cittadini per la bonifica.

L’Osservatorio Nazionale Amianto preannuncia una serie di azioni civili di risarcimento dei danni, anche da semplice esposizione, che proporrà nell’interesse degli ex lavoratori e cittadini, esposti e vittime dell’amianto.

Si costituisce il Comitato ONA risarcimento dei danni subiti dai cittadini del quartiere Trullo di Roma, per permettere a tutti i cittadini di poter chiedere il risarcimento dei danni.

Il coordinatore del Comitato è il Sig. Ceccarelli Massimiliano, che può essere contattato al n. 333/3101421 e all’e-mail: osservatorioamianto@gmail.com e sarà coadiuvato dal Sig. Antonio Dal Cin, del Coordinamento nazionale ONA, raggiungibile al n. 349-5293847 e all’e-mail: ona.gdf@gmail.com


Ennesimo incidente alla raffineria ENI di Sannazzaro dei Burgondi: L’ONA interviene ancora. Questa mattina, dopo le 8.30, gli abitanti della città di Sannazzaro, in provincia di Pavia, sono stati svegliati da un violento boato. Poco dopo, fiamme e una colonna di fumo si sono innalzate dall'impianto Est dell’isola numero 7. Il rogo, nella parte vecchia della raffineria, dove si lavora greggio, è stato domato dai vigili del fuoco del servizio interno. Non ci sono feriti. Ma già due incendi la scorsa estate e un altro a dicembre passato hanno scosso i residenti della provincia pavese. Lo scorso 14 gennaio, durante un'affollata assemblea pubblica organizzata dall'Osservatorio Nazionale sull'Amianto, cui sono intervenuti anche venti sindaci dei Comuni limitrofi, l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'ONA, aveva di nuovo sottolineato i rischi legati all'attività della raffineria, per le sue condizioni di non sicurezza. “C'è una situazione di comprovato rischio - aveva paventato l’avvocato Bonanni -, a fronte della quale era stata chiesta la messa in sicurezza della raffineria e il blocco dei lavori della nuova discarica di amianto”.  L'ONA, che nel 2013 aveva anche presentato un esposto alla magistratura, meno di un mese fa ha chiesto all'Europa di intervenire.  Analogo appello è stato rivolto al Presidente della Repubblica e al Governo, perché fossero emanati provvedimenti urgenti. “Quanto a quest’ultimo incidente, un altro esposto sarà presentato alla magistratura anche e ancora per la questione amianto, perché c'è il rischio che questo nuovo incendio abbia fatto disperdere nell’aria fibre di amianto - continua il presidente dell’ONA -. L'Osservatorio Nazionale Amianto, sin dal 2008, ha insistito per la messa in sicurezza della raffineria e i fatti, purtroppo, ci hanno dato tragicamente ragione”. Visti i continui incendi, “chiederemo ancora alla magistratura di intervenire”, conclude Bonanni.  Davide Fabretti, il cui genitore è deceduto a causa di un mesotelioma dopo aver lavorato una vita nella stessa raffineria, invoca giustizia per la morte del padre e di tanti altri lavoratori deceduti per patologie asbesto correlate.

Roma, 05.02.2017


Napoli: il Sindaco De Magistris. Intervenga con l’uso dei poteri autoritativi per il rischio amianto. Lo chiede l’Osservatorio Nazionale Amianto.

 L’Osservatorio Nazionale Amianto sostiene le richieste dei cittadini partenopei residenti nella palazzina popolare sita in via Gaetano Bruno, per la rimozione dei materiali di amianto presenti, invocando l’immediato intervento anche del Sindaco De Magistris, titolare in qualità di sindaco anche di poteri autoritativi. L’ONA ribadisce così la sua vocazione di organismo di assistenza a sostegno di cittadini e lavoratori esposti e vittime dell’amianto e dei loro familiari. Più di quattro milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto da rimuovere in Campania: è la stima e l'allarme lanciato dall'Osservatorio nazionale sull'amianto (Ona), che nei prossimi mesi intensificherà le sue attività, specialmente sulla città di Napoli. Secondo i dati Ona, dal 1993 al 2013 sono stati rilevati in Campania 1.237 casi di mesotelioma. "Si tratta di una patologia 'sentinella' - afferma il presidente dell'Ona, Ezio Bonanni -, la punta dell’iceberg rispetto al gran numero di altri casi relativi alle altre patologie asbesto-correlate. L’Ona torna a chiedere che vengano resi pubblici tutti i dati sul numero dei tumori, nella terra dei fuochi come nel resto della regione". Per questi motivi, ci auguriamo che il Sindaco De Magistris agisca al più presto per la messa in sicurezza di questi come di altri edifici con presenza di amianto. "Eternit e Italsider di Bagnoli, Sacelit di Volla, Tecnotubi di Torre Annunziata, ex Sofer di Pozzuoli, l'Avis di Castellammare, la Firema di Caserta, l'ex Iscochimica di Avellino, la Fincantieri di Castellammare di Stabia: sono solo alcune delle fabbriche interessate dal fenomeno amianto. - continua Bonanni - Poi ci sono gli sversamenti abusivi, spesso in mano alla criminalità organizzata, in discarica ma anche nei centri abitati e ci auguriamo che, pertanto, anche per quanto riguarda la presenza di amianto in edifici ci sia un intervento di bonifica".


Amianto negli edifici scolastici di Firenze: il Sindaco Nardella programma la bonifica entro il 2019. L’ONA non ci sta e continua ad insistere perché la bonifica avvenga in tempi brevi.

Il Sindaco di Firenze, On.le Nardella, preannuncia che entro il 2019 ci sarà la totale bonifica della presenza di amianto negli edifici pubblici della città, ivi compresi gli istituti scolastici. “Meglio tardi che mai!” dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA, associazione che da anni, ormai dal 2009, a più riprese ha sollecitato le autorità comunali a bonificare tutti questi siti, in particolare quelli della Leonardo Da Vinci. “Come mai si è atteso così tanto tempo?” insistono l’Avv. Ezio Bonanni e la Sig.ra Antonella Franchi, rispettivamente Presidente Nazionale e Coordinatore Regionale di ONA Onlus. Intanto ci sono state altre esposizioni e, purtroppo, ci saranno altre malattie, e altri decessi, come dimostra il triste bilancio delle vittime dell’amianto, almeno 6mila decessi in Italia ogni anno. Per questi motivi l’ONA continua a chiedere a Nardella di rimuovere completamente l’amianto entro la metà del 2017, al massimo alla fine del 2017, e non attendere il 2019, evitando così altri esposizioni morbigene. L’ONA torna a chiedere al Sindaco Nardella la chiusura di alcuni istituti scolastici con presenza di amianto fino a quando non ci sia la bonifica, in particolare l’istituto Leonardo Da Vinci.


L'amianto contamina anche l'Elba: i dati della provincia di Livorno

 

Assemblea pubblica a Rosignano

 

Domenica 29 gennaio 2017 – ore 10.30

 

Centro Rodari – Rosignano Marittino (Livorno)

 

Dall'impianto Solvay di Rosignano all'acciaieria di Piombino, passando per i cantieri navali e i siti industriali di Livorno, fino alla contaminazione del piccolo paradiso toscano, l'Isola d'Elba. L'amianto killer è arrivato persino qui, nei capannoni di Porto Ferraio, nei materiali utilizzati nel settore minerario e, soprattutto, nel trasporto marittimo.

L'Osservatorio Nazionale Amianto sulla Toscana e, in particolare, sul “triangolo bollente” della Toscana, non allenta la presa. L'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Ona, tornerà a Rosignano Marittimo domenica 29 gennaio alle ore 10.30, per una assemblea pubblica con i cittadini presso il centro Rodari di Rosignano, via della Costituzione.

L'Ona denuncia da tempo il picco di mortalità tre volte superiore alla media nazionale, registrato nell'area di Livorno: 152 casi di mesotelioma, il tumore per eccellenza dell'amianto killer, su 156mila abitanti in quindici anni, dal 1993 al 2008. La zona di Livorno è la ventisettesima città in Italia per numero di malati e di morti da amianto. Sei casi ogni 100mila abitanti contro una media nazionale di 2 casi ogni 100mila abitanti. I dati sono quelli ufficiali pubblicati sui Quaderni della Salute del Ministero nel 2012. Ancora più che inquietante la situazione nella zona di Rosignano Marittimo: 25 i casi riscontrati di mesotelioma dal 1993 al 2008 su una popolazione di circa 30mila abitanti. Anche i questo caso la media è molto più alta di quella nazionale e di quella regionale, con 5 casi ogni 100mila abitanti. A questi numeri si aggiungono quelli di Piombino, tra i primi posti nella classifica nazionale per numero di mesoteliomi. Nella sola città di Piombino sono 22, rispetto ad una popolazione residente di 33.925 persone, con un tasso pari al 4,05. Un dato altissimo. Sul Quaderno del Ministero della Salute (n. 15, maggio-giugno 2012), si legge: “Per i comuni della Toscana devono essere considerate prevalenti le esposizioni dovute alla presenza di amianto nella centrale elettrica e dell'industria chimica di Rosignano e della accaieria per Piombino e dei cantieri navali, movimento portuale e dei numerosi siti industriali (chimici, siderurgici, meccanici) per Livorno”. L'avvocato Ezio Bonanni, che ha reso la disponibilità per la giornata di sabato 28 gennaio a ricevere i cittadini che ne faranno richiesta inviando una email all’indirizzo osservatorioamianto@gmail.com e contattando telefonicamente la Sig.ra Antonella Franchi al n. 328-4648451.


Intercettazione sull’amianto nei cantieri del Terzo Valico: l’Ona chiede il blocco delle lavorazioni dove è riscontrata presenza di amianto e la tutela dei lavoratori coinvolti.

«La malattia arriva fra trent’anni». Stupore e indignazione di fronte a queste parole pronunciate dall’ex presidente di Cociv, Ettore Pagani, nel corso di una conversazione telefonica sul rischio amianto nei cantieri del Terzo Valico dei Giovi, intercettata dagli uomini della guardia di finanza di Genova a seguito della maxi inchiesta sugli appalti truccati nelle grandi opere.

L’Osservatorio Nazionale Amianto  senza alcuna esitazione si rivolge quindi al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attraverso la voce del suo presidente, Ezio Bonanni, per chiedere l’immediato blocco dei lavori, per tutelare la salute dei lavoratori e l’ambiente. Un plauso alle Forze dell’Ordine. «Grazie all’eccellente lavoro che stanno conducendo gli uomini delle Fiamme Gialle – ha dichiarato il presidente Bonanni – possiamo fermare in tempo l’ennesimo tragedia annunciata bloccando immediatamente tutti i lavori. Per questo mi rivolgo al Governo – continua -  affinchè emetta un provvedimento urgente che interrompa questi lavori incauti, salvaguardando la salute degli abitanti della zona. Non escludiamo azione giudiziaria nel caso in cui in riferimento a lavori svolti nel passato siano riscontrati ora dei casi di mesotelioma o di altre patologie asbesto correlate tra gli ex dipendenti di tali società. Chiediamo che i lavoratori adibiti alle lavorazioni con presenza di amianto entrino immediatamente in un protocollo di sorveglianza e tutela».


Amianto nel pavimento di un asilo nido al Pigneto.

 

L'Ona: “Nel Lazio il 16% delle scuole controllate hanno amianto”

 

Amianto sotto il pavimento dell'asilo nido La Magnolia nel quartiere romano del Pigneto. Il V Municipio ha disposto la chiusura immediata della struttura di via dei Condottieri. L'assessore alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale Laura Baldassarre ha spiegato che la scuola resterà chiusa "sino a quando non verrà rimosso il materiale tossico rinvenuto nel corso di ordinari accertamenti previsti dal Regolamento degli Asili Nido di Roma Capitale. “Siamo compiaciuti del fatto che l'amministrazione comunale di Roma ha deciso finalmente di affrontare il problema amianto nelle scuole” ha detto il presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni. Ma l'Ona ricorda che nel 16% delle scuole controllate nel Lazio è stata riscontrata presenza di amianto. Dati confermati dallo studio dell'Inail che con il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità dal giugno 2012 ha dato avvio ad una mappatura degli istituti scolastici dove vi è conoscenza della presenza di amianto. Su 2.297 scuole contattate, 789 istituti hanno risposto, 1.508 non hanno partecipato alla compilazione della scheda. Nel 16% delle scuole controllate si è riscontrata la presenza della sostanza in coperture, cassoni idrici e linoleum: 5 sono state individuate in provincia di Frosinone, 20 in provincia di Latina, 9 in provincia di Rieti, 217 in provincia di Roma e 24 in provincia di Viterbo. Quello delle scuole, seppur gravissimo, è solamente una delle questioni che riguarda la presenza di amianto nelle strutture pubbliche. Recentemente, l'Osservatorio Nazionale Amianto ha sollecitato il Sindaco Virginia Raggi e tutte le altre autorità, affinché sia messo in sicurezza il sito costituito dall'ex caserma dell'esercito in Via del Trullo. Un altro terribile tasto dolente.


 

Il caso incandescente della discarica di Sannazzaro arriva al Parlamento Europeo. Ona: “Chiediamo alla Procura di Pavia indagini rapidissime”

 

Situazione incandescente a Sannazzaro de' Burgondi, comune del pavese al centro della bufera che si è scatenata sulla questione della discarica di amianto che dovrebbe essere realizzata a poche centinaia di metri dalla raffineria dell'Eni,  dove lo scorso 1q dicembre si è sviluppato un terribile incendio con fiamme alte oltre duecento metri.

L'Osservatorio Nazionale Amianto ha chiamato a raccolta cittadini, istituzioni, politici, esperti e studiosi per una riflessione sulla massiccia presenza di amianto in diversi siti del territorio della Lomellina e rischio esposizione di centinaia di migliaia di cittadini e sui fenomeni epidemici di patologie asbesto correlate, in particolare tra i dipendenti ed ex dipendenti della Raffineria di Sannazzaro De Burgondi.

Sull'incendio nella raffineria del 1 dicembre è stata aperta un'inchiesta della Procura di Pavia, l'esito della quale potrebbe avere conseguenze sulla fattibilità o meno della discarica di amianto prevista a poche centinaia di metri dalla raffineria.

In seguito alla richiesta arrivata da più voci di revocare l'autorizzazione concessa nel 2015 alla società Acta srl, l'assessore regionale all'Ambiente Terzi ha infatti risposto che si attende l'esito delle indagini per valutare l'ipotesi di riconsiderare il progetto.

“Chiediamo alla magistratura indagini rapidissime e conclusioni immediate affinché dati certi e indagini scientifiche siano di trasparente supporto alle decisioni da prendete e consentano valutazioni serene”, ha dichiarato nel corso dell'assemblea l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto.

A pochi giorni dall'incidente, l'Ona ha spedito alla Commissione e al Parlamento Europeo una Petizione Popolare per promuovere una procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia a carico dello Stato italiano della Regione Lombardia. La risposta dea parte del Parlamento Europeo è arrivata il 13 gennaio: la richiesta è stata iscritta al ruolo generale e inoltrata alla commissione per le petizioni.

Nel frattempo, è stata presentata alla Commissione Europea un'interrogazione dall'europarlamentare Laura Agea, proprio in merito alla possibile realizzazione di una discarica di amianto adiacente ad un sito industriale a rischio incidente rilevante.

Nell'interrogazione si chiede se la Commissione intenda istituire una commissione d'inchiesta e se è conoscenza “del fatto che i finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale e dei Fondi strutturali europei sono stati impegnati dallo Stato italiano e dalla Regione Lombardia senza mettere in sicurezza i siti contaminati; dell'esposizione e dell'incendio del 1 dicembre 2016 presso la predetta raffineria; del fatto che, dopo la costruzione della discarica, un incidente potrebbe far disperdere milioni di tonnellate di amianto in miliardi e miliardi di fibre”.

All'assemblea nazionale dell'Ona, hanno partecipato al convegno Ezio Bonanni, presidente dell’ONA e legale delle vittime dell’amianto, Roberto Zucca, Sindaco del Comune di Sannazzaro De’ Burgundi, Maurizio Ascione, PM presso la Procura della Repubblica di Milano, Davide Fabretti, coordinatore ONA Sannazzaro De’ Burgundi e del coordinamento Regione Lombardia ONA, Antonio Boccuzzi, deputato, componente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato), Laura Agea, europarlamentare, Chiara Scuvera, deputato, componente X Commissione (Attività Produttive, Commercio e Turismo).


 

Il cuore di amianto della Lomellina

 

Lomellina martoriata dall'amianto con centinaia di morti che sono stati esposti ai cancerogeni, incidenti e rischio di nuovi danni all'ambiente.

L'Osservatorio Nazionale Amianto fa tappa il prossimo 14 gennaio a Sannazzaro de' Burgondi, ad un mese e mezzo esatto dall'incendio nella Raffineria che lo scorso 1 dicembre, ha sconvolto la popolazione del territorio.

A pochi giorni dall'incidente, l'Ona ha spedito alla Commissione e al Parlamento Europeo una Petizione Popolare per promuovere una procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia a carico dello Stato italiano della Regione Lombardia.

Ma sul territorio della Lomellina pende anche la spada di Damocle di una nuova discarica di amianto che potrebbe esser realizzata a breve. 

Su questo, l'Ona ha già chiesto alla Commissione Europea di avviare una procedura di infrazione avverso la Repubblica Italiana e la Regione Lombardia. E preannunciato iniziative anche in ambito comunitario e presso Corti internazionali per la sostanziale in applicazione delle norme del Codice Penale che reprimono i casi di omicidio, come quelli per amianto.

Al centro dell'attenzione ci sono anche le questioni relative al processo Fibronit di Broni. La Procura Generale di Milano, accogliendo così anche le richieste avanzate dall'Osservatorio Nazionale Amianto, ha impugnato la sentenza emessa dalla V Sezione della Corte d'Appello lo scorso ottobre che aveva assolto i due imputati per prescrizione del reato di disastro ambientale, presentando ricorso in Cassazione.

Questi temi saranno approfonditi il 14 gennaio in una conferenza nazionale per cercare di evitare un’ulteriore situazione di rischio per le popolazioni del territorio e affinché venga resa giustizia alle vittime dell’amianto e ripristinare la legalità.


Ilva, Emiliano: “Chiudiamo l'Ilva così com'è. Taranto non può più sopportare”

Il Governatore della Puglia interviene al convegno Ona a Taranto

 

“Taranto non può più accettare che il suo sviluppo e il suo futuro sia legato alla produttività di una fabbrica realizzata con metodi inquinanti. Capisco i tarantini che chiedono la chiusura dell'Ilva, anzi se qualcuno decidesse di procedere alla chiusura della fabbrica, sarei la persona più felice del mondo”.

Lo ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo al convegno organizzato dall'Osservatorio Nazionale Amianto “Lotta all'amianto. La Puglia si mobilita” presso il Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto.

Il Governatore ha fatto riferimento allo studio epidemiologico realizzato dalla Regione Puglia che riguarda gli effetti dell'inquinamento dell'Ilva sulla popolazione residente: “Il risultato dello studio è chiaro: a maggiori picchi produttivi della fabbrica corrispondono indici di mortalità sicuramente superiori alla media regionale e nazionale. Nella ricerca si evidenzia persino che nei quartieri più vicini alla fabbrica ci sono picchi di mortalità molto più alti”. Il Governatore ha poi aggiunto: “I dati epidemiologici emersi, dal nostro punto di vista, obbligano il Governo a intervenire: abbiamo insomma prodotto elementi scientifici per mettere in mora il Governo”.

Rispondendo alla domanda su cosa, a suo parere, dovrebbe fare il Governo, Michele Emiliano ha risposto: “Il Governo dovrebbe prima di tutto interloquire con la Regione Puglia per individuare, se proprio ritiene di dover lasciare aperta l'Ilva, un sistema produttivo che consenta alla fabbrica di proseguire la sua attività senza continuare ad uccidere la gente. Mentre dallo scorso luglio il Governo si è sempre rifiutato di incontrarci”.

Intervenendo sulla questione “processo Ilva” il Governatore ha annunciato: “Quando inizierà il dibattimento del processo Ilva, come Regione Puglia chiederemo di fermare gli stabilimenti o, se proprio questo non fosse possibile, chiederemo di abbassare la produzione attraverso un ordine dei magistrati. Se poi il Tribunale ritenesse di non averne il potere, chiederemo alla Corte d'Assise di rimettere gli atti alla Corte Costituzionale”.

 

Il Governatore ha poi dichiarato di voler appoggiare la proposta del presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, l'avvocato Ezio Bonanni, di incrementare il Fondo nazionale per le vittime di amianto. “Sono entusiasta di sostenere questa idea”, ha detto.

L'avvocato Ezio Bonanni preannuncia un'azione di responsabilità a carico dello Stato per il fatto che non ha tutelato la salute umana ed ha pertanto violato l'articolo 32 della Costituzione: “Non è ammissibile non impedire un così alto numero di morti tra lavoratori e cittadini. Come giustamente ha detto il presidente Emiliano, non impedire un danno quando si ha l'obbligo di farlo è come averlo provocato”.

 

Durante il convegno è stato presentato l'appena nato Comitato Ona Taranto, con sede in via Liside 3, presso l'Aic. La sede Ona di Taranto si attiverà per sostenere i cittadini nell'azione di responsabilità a carico dello Stato.


Amianto all'ex Velodromo dell' Eur

 

Il processo arriva a sentenza. L'Ona è parte civile

 

Amianto all'ex Velodromo dell'Eur: il processo per disastro arriva a sentenza. E' previsto per martedì 27 settembre il pronunciamento del giudice della Sesta Sezione del Tribunale di Roma. Filippo Russo, dirigente dell' Eur spa, ritenuto unico responsabile del procedimento ai tempi in cui la partecipata da Tesoro e Comune era guidata da Mauro Miccio come amministratore delegato e da Paolo Cuccia come presidente, rischia la condanna per un reato pesantissimo. L'Osservatorio Nazionale Amianto è costituito parte civile.  Secondo la tesi accusatoria, Filippo Russo “nella qualità di direttore dei lavori dell'Eur Spa, incaricato di dirigere la demolizione del Velodromo” sarebbe colpevole di aver “omesso di esercitare i dovuti controlli perché la nube sprigionatasi dalla demolizione, contenente, polveri di amianto, si spandesse nell'area abitata circostante, faceva sorgere una situazione ci concreto pericolo per l'incolumità e la salute della popolazione residente (pericolo derivante dalla inalazione di polveri di amianto con azione cancerogena)”. In particolare “prima di procedere alla demolizione” avrebbe omesso di “verificare sui progetti e documentazione allegata se vi fossero nel corpo del Velodromo e in prossimità dei pilastri in cui dovevano essere posizionate le cariche esplosive, tubature o condotte in amianto o cemento amianto, effettuando invece una mappatura esterna superficiale, cosicché le polveri dell'esplosione si diffondevano nell'aria”. Naturalmente sarà compito del Tribunale pronunciarsi sull'intricata questione. Secondo l'Osservatorio Nazionale Amianto circa 10mila cittadini romani sarebbero stati esposti alle fibre di amianto a causa dell'esplosione. “L'esplosione del velodromo, incauta, ha determinato l'esposizione ad amianto di circa 10mila cittadini romani, che si sarebbe potuta e dovuta evitare, poiché per i prossimi venti, trenta e quarant'anni, c'è il rischio di insorgenza delle classiche patologie asbesto correlate, tra le quali il tumore polmonare e il mesotelioma”, spiega l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto che per primo presentò l'esposto in Procura. “Il mesotelioma, tumore quasi sempre mortale, e' provocato solo dall'amianto, e sono sufficienti poche fibre per determinarne l'insorgenza, anche dopo decenni. Ecco perché l'unico strumento per proteggersi è evitare ogni forma di esposizione. Quindi, poiché il rischio è concreto, è necessario che i cittadini che sono stati esposti ad amianto vengano sottoposti a dei periodici controlli sanitari, in modo tale da porre in atto la più tempestiva terapia. Inoltre, a nostro giudizio, sarebbe necessaria una vera e propria indagine epidemiologica. L'Osservatorio nazionale amianto ha già reso ai cittadini la disponibilità a tutelare le loro ragioni in tutte le competenti sedi, anche quelle di Giustizia”, conclude l'avvocato Bonanni.  Quel 24 luglio del 2008, i cittadini romani furono testimoni, inconsapevoli e impotenti, dell’implosione di questa struttura che fu costruita per le Olimpiadi del Sessanta: più di 120 chili di tritolo sbriciolarono l’intera struttura che venne trasformata in nube e macerie, con aerodispersione di polveri e fibre di amianto. La demolizione dell’impianto era stata decisa sotto la giunta del sindaco Gianni Alemanno. Nel progetto pensato dall’Eur Spa si prevedeva la costruzione di un parco acquatico, la così detta Città dell’Acqua. Questa struttura non ha visto luce, e sono rimaste le richieste di legalità e giustizia delle numerose associazioni, tra le quali l’ONA, e i Comitati dei Cittadini. Dopo alcuni anni di indagini si arrivò al rinvio a giudizio di Filippo Russo, unico imputato, sul cui capo pende l’accusa di disastro ambientale. Il processo iniziò il 12 febbraio 2013.


Terremoto: “C'è il rischio di dispersione di fibre di amianto”

 

Ona: “I soccorritori vanno dotati delle protezioni adeguate”

 

Dopo la morte e il dolore, ora si rischia la tragedia dell'esposizione al killer silenzioso. 

Vigili del fuoco, agenti della Polizia, del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia di Finanza, uomini della Protezione Civile e della Croce Rossa: le migliaia di soccorritori che stanno operando sui luoghi del sisma nel Centro Italia rischiano l'esposizione all'amianto. 

“Così come in tutti gli altri luoghi dove si verificano terremoti, il rischio è legato al fatto che nelle abitazioni e negli edifici industriali costruiti a partire dalla seconda metà del Novecento, l'amianto veniva utilizzato nelle infrastrutture, come tetti, tubature, soffitti, controsoffitti, canne fumarie”, spiega il presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, l'avvocato Ezio Bonanni.

Secondo il V rapporto del  Registro Nazionale Mesoteliomi, tra il 1993 e il 2012, i casi di mesoteliomi tra i lavoratori del settore edile sono stati 2.277, ovvero il 15,2% del totale. 

I fenomeni sismici producono lesioni, vibrazioni e, nei casi peggiori, una vera e propria polverizzazione del cemento amianto. Nel momento del crollo la polvere si disperde nell'ambiente e anche nell'acqua. Poi successivamente, quando le macerie rimangono a terra, la polvere può essere dispersa a causa degli agenti atmosferici o anche semplicemente con il calpestamento”.

Le polveri che contengono fibre in amianto possono essere decisive per l'insorgenza, di mesoteliomi, oltre he di patologie fibrotiche, tra le quali l’asbestosi, le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici e complicazioni cardiovascolari e cardiocircolatorie,.

“Il nostro appello è affinché i soccorritori siano dotati di mascherine con il filtro di protezione per evitare l'inalazione delle fibre. Inoltre nei luoghi in cui  si stima ci possa essere presenza di amianto, è necessario bagnare le macerie con getti d'acqua, affinché le polveri non si disperdano, e quando finiscono le operazioni di ricerca, coprire le macerie con teli di nylon che dovranno essere portati via con mezzi meccanici da personale protetto da tute adeguate”.


Malati e discriminati: il caso dei lavoratori esposti ad amianto in Umbria.

L'Ona interviene il giorno 18.07.2016, ore 11.30, presso la II Commissione permanente della Regione Umbria.

Conferenza stampa alle ore 15 - Palazzo Cesaroni, Sala Partecipazione Piazza Italia - Perugia, seguirà l’assemblea pubblica in Narni 

 

La mobilitazione dell’ONA prosegue per ottenere il prepensionamento dei lavoratori umbri attraverso il riconoscimento dei benefici amianto fino al 2 ottobre 2003.

Esposti all'amianto, licenziati e anche senza benefici previdenziali: i lavoratori delle fabbriche della Thyssenkrupp di Terni, della SGL Carbon di Narni, delle Officine Grandi Riparazioni di Foligno e degli altri grandi siti umbri sono stati discriminati rispetto a quelli degli stessi gruppi industriali che svolgevano le stesse mansioni in altre zone d'Italia.

Su quella che l'Osservatorio Nazionale Amianto ritiene una “inaccettabile ingiustizia”, il Presidente Ezio Bonanni sarà ascoltato il prossimo lunedì 18 luglio dalla II Commissione permanente della Regione Umbria, presso la sede dell'Assemblea legislativa di Palazzo Cesaroni, alle ore 11.30.

A seguire, alle ore 15, il presidente dell'Ona Ezio Bonanni interverrà ad una conferenza stampa presso Palazzo Cesaroni, Sala Partecipazione in Piazza Italia a Perugia, per fare il punto della situazione.

Successivamente, alle ore 18:00, presso la città di Narni, Casa Comunale, Aula Consiliare, si terrà l’assemblea pubblica che vedrà la partecipazione di numerosi lavoratori e cittadini esposti e vittime dell’amianto di SGL Carbon e di altri siti con amianto, oltre che dell’Avv. Ezio Bonanni, e sarà moderata dalla Dott.ssa Valentina Renzopaoli, ed interverranno, tra gli altri, il Dott. Andrea Liberati, Consigliere Regionale capogruppo dei consiglieri Movimento 5 Stelle, il Sen. Stefano Lucidi e il Dott. Francesconi Nicolò, coordinatore Regionale ONA esperto in criminologia clinica.

I benefici amianto riconosciuti dal Governo per lavoratori esposti ad amianto in diversi siti industriali italiani, tra cui quelli della Thyssenkrupp di Torino fino alla data del 2 ottobre 2003, non sono stati invece previsti per i lavoratori dei siti dell'Umbria, per i quali i benefici si fermano alla data del 31 dicembre 1992, nonostante l'amianto sia rimasto presente fino a tempi molto più recenti.

“Il diritto ai benefici amianto non può essere una gentile concessione, frutto di una concezione del diritto come speciale concessione del feudatario. Invochiamo l’applicazione del principio di eguaglianza. La discriminazione di cui sono vittime i lavoratori umbri è inaccettabile e il beneficio amianto deve essere anche a loro riconosciuto fino al 2 ottobre 2003, tanto più tenendo conto che i lavoratori di identici siti in altre regioni hanno ottenuto il riconoscimento fino a quella data e quindi c’è stato un prepensionamento quasi completo di tutti i lavoratori dell’amianto”.

L'audizione urgente fissata dalla Commissione, presieduta dall'on. Eros Brega è “un primo passo importante da parte della Regione dell’Umbria per portare alla luce anni di silenzio”, dichiara l'avvocato Bonanni che parteciperà insieme al Coordinatore Regionale ONA in Umbria, dottor Niccolò Francesconi, esperto in criminologia clinica.

I lavoratori umbri, sostenuti dall’associazione Osservatorio Nazionale Amianto hanno chiesto al Premier Renzi, e al Ministro del Lavoro Poletti, di sanare questa ingiusta discriminazione, e di ripristinare lo stato di legalità. “Il riconoscimento dei benefici contributivi per esposizione ad amianto, fino al 2 ottobre 2003, porterebbe al prepensionamento di lavoratori che sono stati già esposti ad amianto per decenni e sono stati penalizzati dall’introduzione delle nuove norme della Legge Fornero, e quindi rischiano di non poter mai godere della pensione, in quanto verranno falcidiati prima di raggiungere l’età pensionabile alla soglia dei 70 anni”, spiega l'avvocato Bonanni. Intanto, i parlamentari Tiziana Ciprini, Filippo Gallinella, Davide Tripiedi, Chimenti Silvia, Cominardi Claudio, Dall'Osso Matteo e Lombardi Roberta interrogano il Ministro del Lavoro e il Ministro dello Sviluppo Economico anche in ordine alle richieste di ONA e dell'Avv. Ezio Bonanni (l'interrogazione può essere consultata al link)

“Voglio ringraziare pubblicamente per il loro interessamento Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, consiglieri del Movimento 5 Stelle che hanno dato voce istituzionale ai lavoratori e ai cittadini esposti e vittime dell’amianto e ai loro familiari. In qualità di consiglieri regionali, hanno infatti citato il recente 'Studio Sentieri' (ISS - Ministero Salute), nel quale è contenuto un esplicito riferimento all'eccesso di mesoteliomi negli uomini a Terni (+164% rispetto alla norma, periodo 1996-2005)”, continua Bonanni. “Intendiamo sapere se, anche dopo il 1992, parte delle maestranze siano state esposte a tale materiale, come è possibile sia accaduto, sulla base delle molteplici testimonianze conosciute al riguardo, anche di tipo documentale e fotografico”.

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L'inferno di Gela: rinviate a giudizio 20 persone

per lesioni aggravate.

Coinvolti direttori e legali rappresentanti di società che lavoravano nella Raffineria di Gela!

 

Lesioni aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: venti persone rinviate a giudizio per non aver rispettato le regole di prevenzione sui luoghi di lavoro, causando l'insorgenza di malattie professionali legate all'esposizione all'amianto.

Arriva davanti al Tribunale di Gela un'altro dei molteplici filoni legati alla maxi inchiesta sulle Raffinerie di Gela. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 26 gennaio 2017: sul banco degli imputati direttori, legali rappresentanti, amministratori delegati, responsabili della sicurezza di diverse società che operavano presso gli stabilimenti della Raffineria di Gela, ovvero la Smin Impianti, la Anic spa, la Praoil spa, la Enichem spa.

Secondo la tesi accusatoria sarebbero colpevoli di aver provocato, attraverso la loro condotta negligente e imprudente, l'insorgenza di malattie asbesto collegate in numerosi operai dipendenti delle loro ditte.

Secondo la pubblica accusa, in qualità di rappresentanti legali, ciascuno rispetto al periodo e ruolo di competenza, gli imputati “in cooperazione tra loro”, avrebbero “omesso di esercitare i poteri di controllo circa il rispetto delle disposizioni sull'igiene degli ambienti di lavoro, disposizioni violate in modo grave e reiterato, non avendo attuato alcun piano o progetto efficace per la tutela della salute dei lavoratori esposti all'amianto”; gli imputati, ciascuno per la sua posizione, avrebbero poi violato una serie di normative in materia di amianto, in particolare, i reati di cui agli artt. 251 e 252 del D. Lgs. 81/08 e gli artt. 27 e 28 del D. Lgs. 277/91, e gli artt. 253 e 254 del D. Lgs. 81/08.

L’Osservatorio Nazionale Amianto, al di là di quelle che sono le decisioni della magistratura, che ha ritenuto di perseguire penalmente i titolari delle posizioni di garanzia, sostiene fin dal 2011 la necessità di un diverso approccio, prima di tutto da parte delle società titolari del sito, e poi da parte delle istituzioni per elaborare un progetto di ammodernamento strutturale del sito produttivo di Gela.

“A nostro avviso, il progetto dovrebbe prevedere la realizzazione di un impianto moderno e all’avanguardia rispetto a quello fatto realizzare da Mattei tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta; un'azione sinergica tra imprenditoria, Stato, Regione, Comune, fondi europei e le stesse associazioni com l'Ona, che permetterebbe di creare nuovo lavoro, nuovo indotto e quindi nuove risorse anche per l'Inps”, spiega il presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, l'avvocato Ezio Bonanni.

Sulla situazione di inquinamento del territorio di Gela sono in corso diverse inchieste: in particolare, il 10 marzo 2016 è stato chiesto il rinvio a giudizio per disastro colposo innominato di 22 tra direttori e tecnici della Raffineria di Gela e dell'Enimed. Al centro dell’attenzione degli inquirenti l’ultimo decennio di emissioni dal petrolchimico dell’Eni e lo sfruttamento dei pozzi petroliferi.

Anni di indagini effettuate da magistrati, forze dell’ordine, capitaneria di porto e consulenti tecnici hanno ipotizzato come nel territorio gelese ci fosse l’inquinamento delle falde acquifere e contaminazioni atmosferiche, del suolo e del sottosuolo.

Nel frattempo, il 27 gennaio 2016 è arrivato da parte del gup Paolo Fiore, il rinvio a giudizio per cinque tra manager e tecnici di raffineria Eni, accusati di aver abbandonato tonnellate di amianto dismesso, in una maxi discarica sull’isola 32 della fabbrica di contrada Piana del Signore. Si tratta di Bernardo Casa, Rosario Orlando, Arturo Anania, Biagio Genna e Aurelio Faraci.

Dagli accertamenti effettuati anche dai militari della capitaneria di porto, su delega di indagini della Procura della Repubblica di Gela, emerse che la vasca 4, utilizzata per il deposito, non sarebbe stata gestita secondo quanto previsto dai protocolli di legge. La copertura venne ritrovata in cattivo stato, il che ha portato la Procura della Repubblica alla formulazione di ipotesi di reato in relazione al rischio di aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che è ora al vaglio dibattimentale innanzi il Tribunale Penale di Gela. Nell'ambito di questo procedimento l'Ona si è costituita parte civile, così come molti lavoratori, al fine di chiedere il risarcimento dei danni da esposizione da amianto.

“L'Ona chiederà di costituirsi parte civile anche nel processo che inizierà davanti al Tribunale di Gela il prossimo 26 gennaio, chiameremo le società come responsabili civili perché rispondano in solido con gli imputati dei danni conseguenza del reato”, dichiara l'avvocato Ezio Bonanni.


Operaio delle Ferrovie dello Stato morto per mesotelioma 

 La Corte d'Appello dà torto all'Inps

 

La sentenza ordina all'Ente di rivalutare la pensione di reversibilità della vedova in seguito all’art. 13 comma 7 Legge 257/92, accogliendo le tesi dell'avvocato Bonanni

Dopo il risarcimento record inflitto alle Ferrovie dello Stato per non aver tutelato un suo dipendente, ora arriva anche la sentenza che obbliga l'Inps a riconoscere i benefici amianto e a versare agli eredi la rivalutazione del periodo maturato secondo le legge

Una doppia vittoria per l'Osservatorio Nazionale Amianto che segue da molti anni il caso.

Al centro della vicenda giudiziaria c'è la storia di A.C., un dipendente della Ferrovie dello Stato che ha lavorato come operaio prima presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino, successivamente a Roma Termini.

Esposto per molti anni all'amianto per aver svolto le sue mansioni senza le maschere di protezione, l'uomo si è ammalato nel 2004 di mesotelioma ed è deceduto nel luglio del 2006. Patologia diagnosticata anche dall'Inail che nel 2007 ha riconosciuto la malattia professionale.

Gli eredi della vittima, attraverso il loro legale, l'avvocato Ezio Bonanni, avevano chiesto all'Inps la rivalutazione dell'intero periodo lavorativo e l'adeguamento della pensione di reversibilità erogata alla vedova con il coefficiente 1,5, per l'intero periodo di esposizione alle polveri di amianto, con conseguente rivalutazione degli importi della pensione. L'inps aveva rifiutato di rivalutare la pensione di reversibilità liquidata alla vedova del lavoratore deceduto perché sosteneva che non c’era esposizione ad amianto ed effettivamente il Tribunale di Roma inizialmente gli aveva dato ragione, peraltro senza alcun accertamento tecnico. 

L’avvocato Ezio Bonanni ha contestato la sentenza del Tribunale di Roma ed ha ricorso alla Corte d'Appello di Roma, la quale ha disposto un accertamento tecnico in seguito al quale è emerso che il deceduto è stato esposto ad amianto per tutto il periodo lavorativo.

E questo beneficio si applica anche alle pensioni di reversibilità liquidate al coniuge: “in tema di benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, ai sensi dell'art.13, comma 7, della legge 257/1992, la certificazione da parte dell'Inail dell'insorgenza della malattia professionale comporta il riconoscimento, sia ai fini del diritto che della misura della pensione, del beneficio della maggiorazione per 1,5 del periodo di esposizione, indipendentemente dalla durata e dalla natura qualificata della stessa, derivante dai valori di concentrazione delle fibre di amianto in rapporto alla durata giornaliera dell'esposizione stessa con riferimento ad una media annuale”, si legge nella sentenza che riporta una sentenza di Cassazione del 2015. 

Pertanto i giudici della Corte d'Appello hanno ordinato all'Inps “la rivalutazione del periodo lavorativo del dipendente tra il 1973 e il 1991, mediante la moltiplicazione del coefficiente 1,5 e l'adeguamento della pensione di reversibilità; inoltre condanna l'Inps al pagamento delle differenze maturate sulla prestazione dalla data della domanda e delle spese legali”.

«È una decisione rilevante quella della Corte di Appello di Roma che condanna l’INPS, in quanto rigetta le eccezioni di decadenza per la mancata presentazione della domanda all’INAIL entro il 15 giugno 2005, e perché dichiara questo diritto alla rivalutazione pensionistica anche in favore del titolare della pensione di reversibilità”, sostiene l'avvocato Ezio Bonanni. “Si deve evidenziare ancora che in ogni occasione in cui c’è in ballo un diritto delle vittime dell’amianto, gli Enti previdenziali non lo riconoscono se non in seguito a sentenze della Magistratura. Sarebbe auspicabile che nel futuro l’INPS applicasse questa legge dello Stato e cioè il diritto alla rivalutazione in favore dei lavoratori esposti e vittime dell’amianto, evitando di costringere queste vittime sventurate a dover ricorrere sempre e comunque all’autorità giudiziaria».

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